author Armstrong louis   Euro
19,00
title Louis armstrong and his hot five, vol. 2 - irish black bottom  
support Lp edition original issue          mono  
year 1926 print ita label   joker   item id. 335027

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conditions   [vinyl]  Excellent  [cover]  Excellent   try to 'translate' with Google.

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Prima stampa italiana, copertina con piccola porzione staccabile sul retro in prossimità del lato di apertura (qui ancora completamente fissata al resto della copertina), label nera con parte bianca vicino al bordo, con cerchio arancione a destra ed a sinistra, scritte bianche lungo il bordo in basso ed argentate al centro, logo Joker nero su campo bianco in alto, e logo "The king jazz story" nero su campo bianco in basso, catalogo SM3743, data sul trail off 24/5/75, con ancora il timbro Siae del primo tipo, in uso dal 1970 al 1975, con diametro di circa 13 mm., piu' piccolo dei successivi. Pubblicato nel 1975 dalla Joker in Italia, questo è il secondo volume di una serie di antologie dedicate alla musica di Louis Armstrong, che documentano le sue incisioni in ordine cronologico. Questo volume contiene brani registrati a Chicago fra il giugno ed il novembre del 1926 con gli Hot Five (con Kid Ory, Johnny Dodds, Lil Armstrong e Johnny St. Cyr), splendidi esempi di dixieland. Questa la scaletta, con date di incisione fra parentesi: "Droppin' Sucks" (16/6/26), "Who's It" (16/6/26), "The King Of The Zulus" (23/6/26), "Big Fat Ma And Skinny Pa" (23/6/26), "Lonesome Blues" (23/6/26), "Sweet Little Papa" (23/6/26), "Jazz Lips" (16/11/26), "Skid-Dat-De-Dat" (16/11/26), "Big Butter And Egg Man" (16/11/26), "Sunset Cafe Stomp" (16/11/26), "You Made Me Love You" (27/11/26), "Irish Black Bottom" (27/11/26). Uno dei massimi protagonisti della storia del jazz, nato poverissimo a New Orleans nel 1900, Armstrong inizia la sua carriera professionale suonando a Chicago con Kid Ory nel 1918 e poi nel 1922 con Joe King Oliver. Fra il 1925 ed il 1930 raggiunge il suo apice creativo, dirigendo i suoi gruppi Hot Five e Hot Seven e realizzando composizioni che vanno oltre l'approccio collettivo del primo jazz di New Orleans per approdare all'improvvisazione ed al solismo tipici del jazz più moderno. L'opera di Armstrong costituisce quindi, a prescindere dal suo valore estetico, un lavoro innovativo che fa da ponte fra le orchestre di New Orleans di inizio '900 ed il jazz così come lo intendiamo oggi.    
   
     
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