author Modern jazz quartet / oscar peterson trio   Euro
12,00
title At the opera house  
support Lp edition original issue          mono  
year 1957 print ita label   verve   item id. 334201

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Bella copia con una sottile abrasione e di circa 2 centimetri di lunghezza sul fronte copertina in basso, e con lievi segni di invecchiamento sul vinile, con leggeri effetti sull'ascolto, prima stampa italiana, con copertina completamente diversa da quelle inglese ed americana, flipback su due lati sul retro, label nera ed argento con scritte argentate e logo Verve argento in alto, logo BIEM e piccolo logo Jolly in alto a sinistra, senza logo né timbro SIAE (introdotti nel 1970), catalogo MGV8269. Pubblicato dala Verve nel 1957 negli USA e nel 1958 nel Regno Unito, questo album dal vivo contiene registrazioni effettuate alla Opera House di Chicago il 19 ottobre del 1957, da due delle migliori formazioni jazz del periodo: sulla prima facciata ascoltiamo il Modern Jazz Quartet (Milt Jackson – vibrafono, John Lewis – pianoforte, Percy Heath – contrabbasso, Connie Kay – batteria), sulla seconda il trio di Oscar Peterson (O. P. - pianoforte, Herb Ellis – chitarra, Ray Brown – contrabbasso). Un delizioso set che evidenzia il diverso approccio delle due formazioni, più introspettivo e "calmo" il MDQ, più esuberante il trio di Peterson, ma dal livello qualitativo omogeneo. Questa la scaletta: MJQ, "Now's the time", "'Round about midnight", "D & E blues"; OPT, "Should I love you", "Big fat mama", "Indiana", "Joy spring", "Elevation". Il Modern Jazz Quartet fu il celeberrimo quartetto del pianista e compositore John Lewis; il brano "Django" e' considerato in assoluto il grande capolavoro di John Lewis, scritto per la morte del chitarrista Django Reinhardt e che, nel tempo, e' divenuto un pezzo standard, eseguito da generazioni di musicisti. Il gruppo nacque nel 1952 dall'incontro fra il vibrafonista Milt Jackson ed il pianista John Lewis, quest'ultimo valorizzato ai suoi inizi da Dizzy Gillespie e da Charlie Parker, per finire poi a dare sostegno alla proposta innovatrice di Ornette Coleman. Nato a Montreal il 15 agosto del 1925, il pianista Oscar Peterson studiò fin da piccolo musica classica e jazz. A soli quattordici anni vinse una gara per giovani talenti e si fece notare in alcune trasmissioni radiofoniche; ancora liceale, incise alcuni dischi di boogie-woogie per un'etichetta canadese. Nel '44 divenne membro della popolare orchestra di Johnny Holmes. Scoperto nel '48-'49 da Norman Granz, si esibisce nell'autunno del '49 alla newyorchese Carnegie Hall sotto l'egida della Jazz at the Philarmonic. Inizia così nel '50 una intensissima serie di registrazioni per la Verve, in duo con il glorioso bassista Ray Brown. Raggiunge la vetta delle classifiche di Downbeat. Agli albori degli anni '50 costituisce il suo famoso trio con Brown ed il chitarrista Barney Kessel (in seguito rimpiazzato da Irving Ashby e poi da Herb Ellis). Il pianista canadese divenne poi un richiestissimo "sessionman", incidendo con Charlie Parker, con la coppia Armstrong-Fitzgerald, con Lester Young e molti altri. Poi, dal '59, cambia di impostazione al suo trio e dal '66, rotto il sodalizio con Brown, si mette alla ricerca di nuovi compagni di strada ed incontra il bassista Sam Jones ed il batterista Louis Hayes. Di questo periodo una delle sue opere fondamentali, quella Canadian Suite, ritenuta da molti il suo capolavoro di scrittura. In seguito, lascia la Verve di Granz ed incide di nuovo un disco con il fido Brown (Reunion Blues). Nel '71 incontra il grande bassista danese Niels-Henning Orsted Pedersen, col quale avvia una collaborazione, che li vede protagonisti di album come The Trio (con il chitarrista Joe Pass), di applauditissime esibizioni al Festival di Montreux cosi' come nelle maggiori manifestazioni europee. Nel frattempo continua la sua collaborazione con Dizzy Gillespie ed Ella Fitzgerald e nel '78 tiene un concerto con il grande Count Basie. I suoi estimatori lo hanno sempre paragonato ad Erroll Garner e, soprattutto, l'hanno ritenuto il vero erede di Art Tatum.    
   
     
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