author | Cmu | Euro 28,00 |
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title | Space cabaret |
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support | Lp | edition | new record | stereo | |||
year | 1973 | eu | label long hair | item id. 3033242 |
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Ristampa del 2020, la prima ufficiale in vinile, pressoché identica alla rara prima tiratura ma con una bonus track ("Heart of the sun", tratto da un singolo del 1972), completa di inserto con note ed artwork.. Originariamente pubblicato nel 1973 dalla Transatlantic nel Regno Unito, il secondo album, successivo a "Open spaces" (1971). Il gruppo inglese matura il suo particolare amalgama stilistico, in un disco che così come il primo lp del 1971 rimane un interessante documento minore del vasto microcosmo del rock progressivo anglosassone degli anni '70: il gruppo sintetizza il rock progressivo melodico, con spaziose, solenni e pastorali aperture che richiamano i Genesis dei primi anni '70, tocchi jazz rock ed una vena melodica che quasi farebbe pensare al soft rock, se non fosse per le costanti virate verso il progressive che i CMU prendono in ogni brano, in particolare in quelli più lunghi; un sound elegante e cerebrale, chiaramente di marca britannica, che però non ricade nei filoni principali del prog rock classico. Begli intrecci di organo, mellotron, sintetizzatore e chitarra elettrica, che sembra vicina allo stile di Steve Hackett ma che talora prende percorsi tardo-psichedelici (come nell'assolo del lungo brano finale "Lightshine"), accompagnano la suadente e morbida voce solista della cantante Larraine Odell e quella maschile di Richard Joseph. Le prime quattro tracce sulla prima facciata formano una complessa suite di diciassette minuti. Un disco certamente meritevole di una riscoperta da parte di ama il rock progressivo ed in particolare i suoi sentieri meno battuti. I CMU, sigla che sta per Contemporary Music Unit, erano un sestetto britannico di Cambridge formatosi nei tardi anni '60 e maturarono nei primi anni del decennio successivo una musica ricchissima di influenze diverse, fluidamente amalgamate in un intreccio fra rock progressivo melodico e jazz rock, con qualche leggera sfumatura folk, il tutto impreziosito da un sound limpido, chiaramente frutto di notevole abilità tecnica ma posta al servizio di un lavoro d'insieme, privo di eccessi individualistici. Altro elemento di pregio era la bella voce della cantante Larraine Odell, elegante, morbida e mai sopra le righe, che richiama quella delle cantanti jazz pop da fumoso club notturno dei decenni precedenti, ma inserita in un contesto musicale più moderno. Pubblicarono due rari album, "Open spaces" (1971) e "Space cabaret" (1973). | |||||||
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