author | Dead can dance | Euro 36,00 |
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title | Toward the within |
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support | lp2 | edition | new record | stereo | |||
year | 1994 | eu | label 4ad | item id. 2131407 |
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ristampa del 2016, doppio album, copertina pressoche' identica a quella della molto rara originaria tiratura, e corredata di inner sleeves. Pubblicato nell'ottobre del 1994 dalla 4AD in Gran Bretagna e dalla Rough Trade negli USA, ''Toward the within'' e' il primo album dal vivo dei Dead Can Dance, uscito dopo ''Into the labyrinth'' (1993) e prima di ''Spiritchaser'' (1996). Il duo australiano pone finalmente su vinile un documento del proprio live show, con questo lavoro che non perde la delicatezza e le atmosfere evocative dei dischi in studio, attraverso brani che in gran parte sono inediti su vinile perche' appartenenti al repertorio live del gruppo, ed in cui si manifestano i tratti caratteristici della loro musica, fra dream pop, atmosfere eteree e meditative, contaminazioni etniche, partiture sonore rarefatte e distese. Il gruppo nasce nel 1981 a Melbourne dall'unione del polistrumentista Brendan Perry con la cantante Lisa Gerrard, entrambi di genitori Anglo-Irlandesi i due si trasferiscono a Londra dove ebbe inizio la carriera di una delle piu' affascinanti ed evocative band della scuderia 4ad. Dead Can Dance e' tra i progetti piu' evocativi ed affascinanti nati dall'impeto post punk degli anni ottanta, capaci di abbattere le barriere di confine tra generi, riuscendo ad accomunare ed avvicinare diversi stili, oggi godono di un culto che e' riuscito a valicare il confine di genere musicale. La 4AD di Ivo Watts-Russell sara' ricordata come etichetta fondamentale degli anni ottanta che ha avuto il merito di lanciare molti dei gruppi che hanno caratterizzato l'intera decade degli anni ottanta; tra questi sicuramente un posto di primo piano spetta ai Dead Can Dance capaci di rappresentare il vertice assoluto di quella ricerca sul suono, sulle voci e sulle atmosfere cosi' lontano da un qualsivoglia genere di "pop", autori di sonorita' gotiche, medioevali ed eteree, anche se questo e' termine al quanto riduttivo per l'arte dei Dead Can Dance. Un'influenza, quella dei Dead Can Dance, che e' profondissima e non solo a livello strettamente musicale: l'importanza del duo anglo-australiano sta in primo luogo nell'aver introdotto nella musica rock un approccio "colto", un modo di comporre e costruire canzoni che nasceva da ricerche che erano non solo musicali ma anche letterarie, etnografiche e storiche. Gia' il loro primo album mostrava sia i primi germi di quel sound esoterico e medievaleggiante che sarebbe diventato il loro marchio di fabbrica, sia stranianti divagazioni tribali. Perry e Gerrard si complementavano tanto in fase di composizione che di esecuzione, dividendosi piu' o meno equamente i brani e riuscendo a trasformare in un'unica "anima" due personalita' musicali che non potevano essere piu' distanti. Se infatti Perry, voce baritonale e predilezione per arrangiamenti ricchi e fantasiosi, era un colto e austero cantautore, Gerrard - la cui voce era molto piu' vigorosa e nervosamente instabile rispetto al sussurro fatato di Liz Fraser (Cocteau Twins) - preferiva cimentarsi in esercizi vocali liberi da metrica e grammatica, adagiati su partiture esotiche e magiche, cantati in un linguaggio inesistente, che mescolava svariati linguaggi "reali". La portata artistica dei Dead Can Dance non e' soltanto musicale, anzi forse il lato musicale e' addirittura meno interessante rispetto a tutto quello che sta dietro le loro canzoni, quel loro approccio metodico, scientifico, piu' simile alle tecniche etnologiche della ricerca sul campo, o all'archeologia sperimentale che alla composizione musicale. Ogni nota, ogni arrangiamento e ogni parola delle loro canzoni e' frutto di un lavoro lungo e paziente di studio, documentazione e "sperimentazione" alla ricerca della resa perfetta dell'atmosfera e dell'epoca che di volta in volta il duo mirava a ricreare a partire da segni ben precisi e scelti con cura. | |||||||
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