author Cure   Euro
40,00
title Pornography (ltd. picture disc, rsd 2022)  
support Lp edition new record          stereo  
year 1982 print eu label   fiction /polydor / universal   item id. 2114163

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EDIZIONE LIMITATA IN PICTURE DISC, REALIZZATA IN 9000 COPIE IN OCCASIONE DEL RECORD STORE DAY DELL' APRILE 2022 E DEL 40ESIMO ANNIVERSARIO DALL' USCITA ORIGINARIA DEL DISCO. Copertina sagomata con larga apertura die-cut sul fronte, adesivo di presentazione sul cellophane. Uscito nell'aprile del 1982 su Fiction in Gran Bretagna e su A&M negli USA, ad un anno esatto dal precedente "Faith", il quarto album della band inglese, il terzo di una straordinaria trilogia "dark" che, dopo i quasi minimali capitoli precedenti li vide qui proporre una musica altrettanto introversa e cupa, ma espressa in una sorta di violenta implosione che fa di questo capolavoro uno dei dischi piu' "estremi" della storia del rock, autentico muro del suono in cui la violenza non e' uno sfogo, ma una necessita', e l' incubo si confonde con la realta' senza piu' vie di fuga. Inutile davvero citare singoli episodi di un disco epocale; "The Hanging Garden" venne pubblicata anche su singolo, l'album per la prima volta porto' la band nei primi 10 posti delle classifiche inglesi (al numero 8), sebbene restasse ancora fuori dalla classifica USA. I Cure sono stati uno dei piu' importanti gruppi della decade ottanta, nonche' uno dei piu' grandi della storia del rock,formati a Crawley, Sussex, nel 1976, hanno rappresentato in maniera mirabile e perfetta il primo punk wave prima ed il dark post punk poi, producendo piu' di un album realmente immortale. Dopo una crisi che nei due anni precedenti aveva ridotto la line-up al trio formato da Smith, Simon Gallup (basso e tastiere) e Laurence Tolhurst (batteria), Robert Smith riusci' a raggiungere l'apice della sua vena poetica, perfettamente supportato dai due compagni. I tre diedero cosi' vita al loro lavoro piu' complesso e ambizioso della loro discografia riuscendo ad ottennere una pietra miliare nel genere dark. Un'opera intimista, emozionante e desolata, che trasuda un senso quasi tangibile di disfacimento e decadenza. L'attacco di "One Hundred Years" lascia subito col respiro mozzato: l'incedere ossessivo della batteria elettronica, gli spettrali cori delle tastiere, le lancinanti fitte chitarristiche preparano il terreno alla declamazione concitata di uno Smith in piena crisi nervosa, che esordisce con un programmatico "it doesn't matter if we all die". Si accavallano rimpianto e sofferenza, ricordi di amori e felicita' ormai perduti e visioni di un mondo privo di senso, come ribadito anche dalla successiva "A Short Term Effect", brano meno convulso ma dall'umore ancor piu' depresso: "A day without substance, a change of thought", proclama Smith, mentre cominciano sempre di piu' ad affollarsi nere immagini, tutto sembra essere arrivato alla fine, all'immobilita', al gelo eterno ("no movement, just a falling bird cold as it hits the bleeding ground"). "Creatures kissing in the rain, shapeless, in the dark again" popolano "The Hanging Garden", inquietante visione notturna e invernale, scandita da un frenetico ritmo tribale, esattamente all'opposto della straordinaria "Siamese Twins", danza ipnotica, all'insegna della rarefazione totale, dilatazione estrema del tempo e dello spazio, recitata e suonata come in trance: "I chose an eternity of this, like falling angels / the world disappear laughing into the fire". "Figurhead" e "A Strange Day" riprendono invece la cadenza languida e rilassata di "Short Term Effect", mentre Smith si dimena sempre piu' delirante, ma anche sempre piu' sconsolato, ormai circondato dal disfacimento, tormentato da incubi e allucinazioni. È soprattutto negli ultimi brani che uno Smith ispiratissimo distribuisce autentiche perle di poesia decadente ("A Strange Day", con un incipit surreale come "give me your eyes, that i might see the blind man kissing my hands", e' esemplare). Ed e' a questo punto che intona il suo requiem piu' doloroso, "Cold": le lunghe, solenni frasi di organo e le folgori elettroniche sorreggono un'impalcatura sonora gotica, mentre Smith trova finalmente il coraggio di fronteggiare l'opprimente senso di morte che lo affligge: "Ice in my eyes and eyes like ice don't move / screaming at the moon / another past time/ your name like ice into my heart / everything as cold as life.". Si finisce cosi' nel gorgo infernale della title-track, introdotta da un coro di voci spettrali, condotta da un crescendo percussivo tribale, indemoniato, apocalittico, in un mare di acutissime distorsioni e imponenti droni elettronici. Ma il brano piu' inquietante e dissonante e' anche quello che riesce a concludere l'album su una nota di lieve speranza: Smith sembra essere riuscito a trovare la giusta dimensione in cui racchiudere le sue psicosi, sempre pericolosamente sull'orlo dell'esplosione ("one more day like this and I'll kill you"), ma perlomeno conscio della sua situazione e pronto a tentare di ritrovare la pace. Non e' un caso che la frase posta a sigillo dell'opera sia un altro manifesto programmatico, ma diametralmente opposto a quello d'apertura: "I must fight this sickness, find a cure". I Cure si formano nel 1976 a Crawley nel Sussex sotto lo pseudonimo Easy Cure, da Robert Smith, Lawrence Tolhurst e Michael Dempsey, produrranno un unico e raro singolo straniero alle sonorita' future che caratterizzeranno il gruppo nel volgere di pochi anni. L'esordio ufficiale della formazione risale al 1978 per la Small Wonder con il singolo Killing an Arab. Le potenzialita' del gruppo e il carisma di Robert Smith sono evidenti ed il gruppo incontra immediatamente i favori della critica e del pubblico. Il loro primo album e' essenzialmente un album post-punk anche se il brano Three Imaginary Boys lasciava presagire la loro carica intimista. I successivi tre album, oltre a vedere l'entrata di Simon Gallup, sono e rimangono le piu' belle realizzazioni della formazione, una triologia affascinante che sara' capace di caratterizzare gli anni ottanta e conquistera' intere generazioni. Dopo questa le poetiche di Robert Smith abbracceranno sonorita' pop-psichedeliche mantenendo una venatura decadente, uno strano ma irresistibile ibrido che crea un rapporto di amore-odio con i vecchi fans, ma che comunque riesce ad accattivarsi sia le simpatie dei locali alternativi, sia le classifiche internazionali, e sara' questo il maggior pregio della seconda fase evolutiva dei Cure dovuto alla poesia ed al carisma egocentrico ed affascinante di Robert Smith agitatore di sogni e soavi incubi di intere generazioni.    
   
     
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