Autore | Stranglers | Euro 16,00 |
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Titolo | Dreamtime |
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supporto | Lp | edizione | originale | stereo | |||
anno | 1986 | stampa | hol | etichetta epic | codice 326019 |
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condizioni [vinile] Excellent [copertina] Excellent |
versione per stampa |
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prima stampa europea di pressaggio olandese, copertina con barcode, inner sleeve con testi in carta sagomata sul lato di apertura, label custom bianca e nera che riprende lo artwork di copertina su di una facciata, nera con scritte rosse e bianche sull'altra, catalogo EPC26648, logo BIEM/STEMRA senza riquadro su di una facciata. Originariamente pubblicato nell'ottobre del 1986 dalla Epic in Gran Bretagna, dove giunse al 16esimo posto in classifica, e negli USA, dove arrivo' alla 172esima posizone, il nono album in studio degli Stranglers, uscito dopo ''Aural sculpture'' (1984) e prima di ''10'' (1990). Un disco considerato minore nella vasta discografia del gruppo inglese, ''Dreamtime'' mostra un sound levigato, a tratti sognante e costantemente teso ad un accessibile pop rock. Attivi dalla meta' dei '70 e primi, nella scena punk inglese, a suonare con la tastiera in primo piano, anticiparono con un look ed una musica sovente assai tenebrosa molta della new wave a venire. Apparsi sulle scene in coincidenza della primissima ondata punk del 1976, gli Stranglers ne cavalcano da subito l'onda, distinguendosi, pero', per capacita' tecniche fuori dal comune, dalle centinaia di band che in quello stesso anno pullulano dagli scantinati di ogni citta' inglese. Assieme ai Damned, agli Ultravox e ai Clash, sono fra i primi gruppi punk britannici a ottenere un contratto discografico e a scalare le classifiche mainstream del loro paese. La line up e' particolare per una punk band: alla voce e chitarra di Hugh Cornwell, il cui timbro cavernoso e insieme beffardo sara' un punto di riferimento per tante future band, al corposo basso di Jean Jacques Burnel e al piglio nerboruto del sinistro batterista Jet Black, va ad aggiungersi il virtuoso Hammond (e synth) di Dave Greenfield, parente prossimo di quella "old school" che proprio in quegli anni mostrava i segnali eclatanti di una crisi gia' latente. Greenfield, comunque, non avrebbe certo sfigurato nemmeno alle prese con i funambolismi propri dei precedenti movimenti rock, fossero stati psichedelici o progressivi. Cio' che al contrario accomuna gli strangolatori ai cliche' del nuovo movimento, sono la forte vena dissacratoria e una composizione molto scarna e aggressiva, per quanto resa paradossalmente quasi barocca dalla presenza delle tastiere, le cui micro-divagazioni, unite a quelle della sezione ritmica, assumono spesso un sapore psichedelico. | |||||||
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