Autore | Weinberg elyse | Euro 27,00 |
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Titolo | greasepaint smile (lost second album) |
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supporto | lp | edizione | nuovo | stereo | |||
anno | 1969 | stampa | usa | etichetta numerophon | codice 2114589![]() |
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versione per stampa |
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copertina cartonata, senza barcode, adesivo di presentazione sul cellophane, etichetta nera ed argento. Uscito nel 2015, il magnifico secondo album "perduto" della talentuosissima ma sfortunata cantautrice canadese, autrice di un album di culto nel maggio 1969 su etichetta Tetragrammaton, dal titolo semplicemente "Elyse", e poi pressocche' scomparsa dalla cronache musicali; in realta' incise a breve distanza da quel disco altri due lavori: questo "Greasepaint Smile", inciso nel 1969, che finalmente vede la luce, ed un terzo "Purple Dream" nel 1970 di cui esiste un acetato rimasto inedito. L' artista canadese Elyse Weinberg aveva davvero tutti i numeri per entrare nella cerchia dei grandi cantautori del rock americano dell' epoca, la qualita' di scrittura, una rara sensibilita' interpretativa e persino qualche amicizia "giusta", come quella di un altro grande canadese, Neil Young, che nobilita' qui' con la sua chitarra la magnifica "Houses" (peraltro non necessariamente il brano piu' bello di un disco che rivela ascolto dopo ascolto uno straordinario livello dall' inizio alla fine), brano gia' noto da qualche anno perche' incluso insieme a "What You call It" (che apre questo disco) come contenuto bonus di una ristampa dell' lp d'esordio (da li' immediatamente le covers di "Houses" eseguite da Vetiver e Dinosaur Jr....). Ma non dalla sua fu il destino: nonostante la buona accoglienza del pubblico ricevuta dal primo album e la stima di tanti colleghi musicisti e della critica, che la paragono' a Joni Mitchell e Laura Nyro, una serie di episodi sfortunati, culminati nel fallimento della Tetragrammaton (e quindi dall' annullamento della pubblicazione di questo secondo disco), poi nell' allontanamento dall' amico Roy Silver che le aveva procurato un contratto con la Asylum per cui sarebbe dovuto uscire il terzo lavoro, resero pressocche' inevitabile l' uscita dalla scena di Elyse, autrice finalmente nel 2009, dopo l' interesse suscitato dalla ristampa del suo primo lavoro, di un nuovo album, dal titolo "In My Own Sweet Time". Tornando a "Greasepaint Smile", si tratta davvero di un piccolo capolavoro, che avrebbe certamente meritato un posto tra i classici minori del cantautorato americano di quegli anni che pure di grandi albums in questo filone ne ebbero tanti. Registrato con Neil Young, come detto, ospite in un brano, J.D.Souter alla batteria, un diciottenne Nils Lofgren alla chitarra in alcuni brani e Kenny Edwards al basso, tra gli altri, e con la produzione di David Briggs (gia'a l lavoro con Neil Young), il disco rivela rispetto all' esordio una notevole maturazione, in dieci brani di grande bellezza ed intensita', illuminati da una vena davvero personale, tra folk, blues, rock, perlopiu' scarni e talora delicatissimi, come l' acustica iniziale "What You Call It", o le solo apparentemente rilassate "Nicodemus" e "My, My, My", ma anche con episodi piu' rock e grandi sferzate di elettricita', come la gia' citata "Houses" o la sofferta "Collection Bureau". La Weinberg venne fuori dalla stessa scena di Toronto da cui nella meta' degli anni '60 erano emersi Neil Young, Gordon Lightfoot o Joni Mitchell; anche lei si trasferi' a Los Angeles, prima per andare a trovare proprio Neil Young, poi ospite dell' immancabile Mama Cass Elliott dei Mamas & Papas, che la introdusse nell' ambiente discografico, da cui il contratto con la Tetragrammaton. Il disco vendette anche abbastanza bene, giungendo sino al 31esimo posto della classifica americana e ricevendo ottimi riscontri di critica. Nel '69 la Weinberg registro' un secondo lavoro, "Grease Paint Smile", ma il fallimento della Tetragrammaton ne annullo' la pubblicazione. Poco dopo per la Asylum fu invece registrato il terzo anch'esso mai pubblicato album, prima di un lungo allontanamento dalle scene. | |||||||
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