Autore | Byrne david (talking heads) | Euro 26,00 |
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Titolo | american utopia |
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supporto | Lp | edizione | nuovo | stereo | |||
anno | 2018 | stampa | eu | etichetta nonesuch / todomundo | codice 2077865 |
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versione per stampa |
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corredato di coupon con codice per il download digitale, e di inserto apribile in cinque parti con artwork da un latonote e testi dall' altro, etichette "custom" in bianco e nero. Anticipato dal singolo "Everybody's Coming to My House", pubblicato nel marzo del 2018, a distanza di quattordici anni dal precedente "Grown Backwards", ecco il settimo album solista (escludendo live, colonne sonore e collaborazioni varie) dell' artista newyorkese ex Talking Heads. Gran parte dei brani sono composti a quattro mani con Brian Eno, rinnovando per l' ennesima volta una collaborazione che ha prodotto tanti capolavori in passato (e Brian Eno suona anche nella gia' citata "Everybody's Coming to My House". Sebbene non tutte le critiche per ''American utopia'' siano state buone, sembra che tutti siano d'accordo nell'evidenziare come Byrne non si adagi sugli allori della sua illustre carriera con questo lavoro, cercando invece di prendersi dei rischi, con sonorita' che intrecciano elegantemente acustica ed elettronica, atmosfere riflessive e sospese (''This is that'') oppure leggermente piu tese (quasi robotiche in ''I dance like this''). I testi sono portatori di un ottimismo che vuole contrastare con la prevalente atmosfera politica odierna, percorsa da un forte senso di cinismo, e mantengono l'eccentricita' e l'estetica volutamente (ed apparentemente) sciocca gia' presente piu' volte nella discografia di Byrne, con rime e paragoni paradossali che non risparmiano nessuna istituzione (che sia politica o religione). Uno dei fondatori dei Talking Heads, David Byrne si dedica a progetti solisti anche prima dello scioglimento dello storico gruppo, partendo da "The Catherine wheel" (1981), musica per un balletto, e "My life in the bush with ghosts" (1981), quest'ultimo in collaborazione con Brian Eno. Byrne e' fortemente attratto dalla musica etnica sudamericana ed africana e verso la fine dell'esperienza dei Talking Heads realizza dischi in cui il pop si contamina con stili musicali tradizionali di varie parti del mondo. Nel 1988 fonda la sua etichetta, la Luaka Bop, e nel corso degli anni incide diverse musiche per balletti e colonne sonore, fra cui quella di "L'ultimo imperatore" di Bertolucci. | |||||||
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