Rock Bottom records
Via de' Giraldi 16r
Firenze tel. 055245220
www.rockbottom.it
autore Wall of voodoo   Euro
23,00
titolo Seven days in sammystown  
supporto Lp edizione originale          stereo  
anno 1985 stampa usa etichetta   irs   codice 320936

condizioni   [vinile]  Excellent  [copertina]  Excellent  

corredata di fotocopia della recensione del disco scritta in italiano da Daniele Ghisoni, la originale stampa americana, copertina senza accredito del brano "Faded Love" sul retro, con barcode, con etichetta dorata e scritte nere, logo IRS a destra e logo della band (un cane) a sinistra, catalogo IRS5662. Pubblicato nel maggio del 1986 dalla I.R.S. In Europa e negli USA, il terzo album della magnifica band californiana, uscito dopo ''Call of the west'' (1982) e prima di ''Happy planet'' (1987). Realizzato senza piu' Stan Ridgway, sostituito da Andy Prieboy che riesce ad imitarne la particolarissima voce a tal punto da rendere talvolta difficile la distinzione, e' un disco decisamente sottovalutato e meritevole di riscoperta, che in parte recupera insieme le atmosfere cupe ed ossessive di "Dark Continent", con piu' che mai forti influenze morriconiane, e la capacita' di tirar fuori ancora alcuni magnifici brani, come la maestosa "Big City", degna dei migliori vecchi brani della band, e che da sola vale l' acquisto del disco, o l' efficacissima "Far Side Of Crazy", ed ancora "Blackboard Sky", mentre la chitarra di Marc Moreland in "Business of Love" riecheggia i momenti piu' tipici dell' indimenticabile primo album "Dark Continent". L' ispirazione e' ancora forte, anche se certo la mancanza della personalita' carismatica di Ridgway si fa sentire; sara' il successivo "Happy Planet" a rivelare un gruppo dalle idee decisamente piu' confuse. I Wall Of Voodoo si formano a Los Angeles in California nel 1977 da Stan Ridgway e i fratelli Marc e Bruce Moreland insieme a Joe Nanini e Chas T. Gray. Nel 1980 firmeranno per l'etichetta di Miles Copeland la International Record Synducate aka I.R.S. producendo il primo omonimo ep d'esordio, primo tassello di una triologia che vede Stan Ridgway protagonista e portavoce degli Wall Of Voodoo. Dopo il primo album Dark Continent segue questo secondo album Call Of The West che segna la fine della collaborazione di Ridgway che proseguira' una propria carriera solista. Nei garage sottoterranei di Los Angeles, schiacciati sul palco di un club, a suonare la propria visione del mondo. "La mia coscienza mi chiama al telefono. Penso al passato. Al presente. Al futuro. Ed e' sempre lo stesso" proclama Ridgway nell'inedito esordio "End of a Era". No Future! Anche nella citta' degli angeli. Ma qui i muri non si distruggono, si costruiscono, doppi muri nell"appartamento e nel cervello per esorcizzare la paranoia. Wall of Voodoo. Stanze come prigioni, o rifugi, solo segnali a distanza via etere. Zero contatti umani, perche' fuori non c'e' piu' vita e poi va tutto troppo veloce. A Los Angeles, citta' delle corporazioni, dove l'unica cosa che ti viene chiesta e' timbrare il cartellino, simbolo di una metastasi sociale diffusa poi dappertutto. A Los Angeles i cinque voodoo costruiscono un muro feticcio, cinico testimone del proprio malessere. Sotto la guida di Stan Ridgway i Wall Of Voodoo incideranno "Dark Continent" e "Call of the West" due dischi che ancor'oggi sorprendono, ma anche questa terza realizzazione "Seven Days In Sammystown" e' testimone del sound originario della band californiana, fin dagli esordi fine anni '70 alla ricerca di un suono libero da ogni cliche', brani ricchi di un'energia e un'atmosfera unica, synth-pop sovversivo, melodie minime, urgenza punk, frenesie percussive, frustate digitali e tastiere che fanno scuola nella new wave. I Wall Of Voodoo deturparono ritmi ballabili e ne fecero un veicolo estremamente efficace per la trasmissione dell'alienazione. Il gruppo avrebbe continuato per qualche anno sotto la direzione del nuovo cantante Andy Prieboy, ma l'anima, Ridgway, era andata altrove.    
   
     
   
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