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Smith patti
Easter
Lp [edizione] ristampa stereo ger 1978 arista
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
Ristampa europea di fine anni '80, pressata in Germania, copertina lucida con barcode, etichetta nara in basso e rosa e azzurra in alto, con fascia esterna argento, catalogo 201128. Il terzo album della sacerdotessa del punk newyorchese, registrato dopo che la Smith era stata assente dalle scene per tutto il 1977, uscito nel marzo del 1978 su Arista negli USA, dove giunse al 20° posto in classifica, ed in Gran Bretagna, dove arrivo' alla 16esima posizione, prodotto da Jimmy Iovine, "Easter" e' apparentemente lontano dal rock grezzo degli inizi, molto piu' classico e rifinito, caratterizzato dal brano "Rock'n'Roll Nigger", uno dei suoi inni piu' aggressivi e travolgenti. "Easter" alla sua uscita desto' scalpore per i riferimenti religiosi che lo caratterizzano, e fu di gran lunga il suo maggior successo, sospinto nelle vendite anche dall' unico vero hit della Smith, la celeberrima "Because The Night", scritta con Springsteen e comunque certo non unico brano di grande impatto emotivo di un disco pressocche' perfetto, come al solito suonato con Richard Sohl al piano, Lenny Kaye alla chitarra, Ivan Kral al basso e Jay Dee Daugherty alla batteria, oltre che il Blue Oyster Cult, Allen Lanier, ospite nel brano "Space Monkey", scritta con Tom Verlaine. La ballata "Because The Night" e' il singolo trainante di "Easter", terzo centro consecutivo per la cantautrice di Chicago, e nonostante Patti l'abbia in seguito quasi rinnegata come commerciale, e' invece una canzone possente e magnetica, che unisce al meglio vena melodica e fervore rock. Altra ballata commovente del disco e' la mesmerica "Ghost Dance", incentrata sul dramma e sulla resurrezione dei nativi americani dominata da uno sfondo sonoro onirico e straniante. La produzione di Jimmy Jovine, in seguito al fianco di Springsteen e di Tom Petty, contribuisce a smussare alcune asprezze del suo sound, rendendolo piu' musicale e comunicativo, anche se, inevitabilmente, meno selvaggio. Esempio di questo nuovo corso sono due pezzi di quasi hard-rock classico, come "Till Victory" e "Space Monkey", ma il tipico rock'n'roll anfetaminico della Smith torna a trionfare nella impetuosa cavalcata chitarristica di "Rock 'n' Roll Nigger". "Easter" ha il solo torto di essere stato preceduto da altri due capolavori come "Horses" e "Radio Ethiopia", giacche' possiede intatte le stimmate di un talento fuori dal comune, se qualche critico comincera' a storcere il naso, il pubblico, invece, tributera' un enorme consenso all'album, consacrando definitivamente la Smith come rockstar e non piu' solo autrice di culto. Un anno dopo "Wave", prima di un lungo e non indolore ritiro dalle scene, chiudera' una straordinaria quadrilogia tra le piu' influenti nella storia del rock americano, iniziata nel '75 con "Horses", che era stato un vero e proprio atto di nascita della new wave statunitense. L'eroina di Patti Smith bambina era Maria Callas, niente vieta di credere che l'aver avuto un idolo di quel calibro sia stata la migliore lezione di cui abbia goduto prima di intraprendere il suo cammino dorato. Come Patti Smith, nel variegato presepe del rock, non c'e' stata piu' nessuna, come d'altronde non c'era stata nessuna prima, le madri delle cantautrici sono Joan Baez e Joni Mitchell, ma lei e' stata un'altra cosa. Dei tre che a NewYork "giocavano con le parole" a meta' degli anni settanta, Tom Verlaine, Richard Hell e Patti Smith, solo l'ultima gode senza discussioni dell'alloro del poeta, troppo schivo il primo, con la sua passione scomoda per l'assolo, troppo istrione l'altro, lei, invece, il termine "poetessa" se lo e' messo in tasca con scioltezza un quarto di secolo fa. I testi di Patti Smith sono tra i migliori della storia del rock, ma darle della poetessa equivale ad ammettere implicitamente una superiorita' della poesia rispetto alla canzone, poiche' si tratta di due forme diverse, che richiedono competenze e tecniche diverse, questo e' quantomeno scorretto, oltre che fuorviante, diciamo che chi non si accontenta di dire che Patti Smith e' un'eccellente autrice di testi, ma sente il bisogno di chiamarla "poetessa", ammette un complesso di inferiorità del rock'n'roll nei confronti di forme di piu' antica tradizione. La Smith e' stata una formidabile autrice, interprete e frontwoman punk, si potrebbero comprare senza temere delusioni tutti i suoi primi tre dischi e forse anche il quarto, ma Patti si era gia' ritagliata i suoi righi negli annali del rock con il solo primo singolo del Patti Smith Group, Hey Joe/ Piss Factory, e soprattutto con l'album d'esordio Horses, prodotto da John Cale. Melodie austere tagliano atmosfere soffuse, e su tutto una voce unica, naturalmente associata ad un senso di tristezza e coraggio insieme, la rabbia che si respira in ogni nota e' inequivocabile e ne determina l'avvincente spirito di lotta e di protesta che caratterizzera' i lavori della Smith. Easter e' ennesimo epocale, sublime manifesto dell'artista, capace di incidere un'altra tra le pagine piu' belle ed affascinanti della musica rock.
Smith patti
Easter
Lp [edizione] nuovo stereo EU 1978 sony / legacy
punk new wave
punk new wave
ristampa in vinile 180 grammi, copertina pressoche' identica alla prima rara tiratura uscita su Arista, e corredata dell' originario inserto apribile con foto, note e testi. Il terzo album della sacerdotessa del punk newyorchese, registrato dopo che la Smith era stata assente dalle scene per tutto il 1977, uscito nel marzo del 1978 su Arista negli USA, dove giunse al 20° posto in classifica, ed in Gran Bretagna, dove arrivo' alla 16esima posizione, prodotto da Jimmy Iovine, "Easter" e' apparentemente lontano dal rock grezzo degli inizi, molto piu' classico e rifinito, caratterizzato dal brano "Rock'n'Roll Nigger", uno dei suoi inni piu' aggressivi e travolgenti. "Easter" alla sua uscita desto' scalpore per i riferimenti religiosi che lo caratterizzano, e fu di gran lunga il suo maggior successo, sospinto nelle vendite anche dall' unico vero hit della Smith, la celeberrima "Because The Night", scritta con Springsteen e comunque certo non unico brano di grande impatto emotivo di un disco pressocche' perfetto, come al solito suonato con Richard Sohl al piano, Lenny Kaye alla chitarra, Ivan Kral al basso e Jay Dee Daugherty alla batteria, oltre che il Blue Oyster Cult, Allen Lanier, ospite nel brano "Space Monkey", scritta con Tom Verlaine. La ballata "Because The Night" e' il singolo trainante di "Easter", terzo centro consecutivo per la cantautrice di Chicago, e nonostante Patti l'abbia in seguito quasi rinnegata come commerciale, e' invece una canzone possente e magnetica, che unisce al meglio vena melodica e fervore rock. Altra ballata commovente del disco e' la mesmerica "Ghost Dance", incentrata sul dramma e sulla resurrezione dei nativi americani dominata da uno sfondo sonoro onirico e straniante. La produzione di Jimmy Jovine, in seguito al fianco di Springsteen e di Tom Petty, contribuisce a smussare alcune asprezze del suo sound, rendendolo piu' musicale e comunicativo, anche se, inevitabilmente, meno selvaggio. Esempio di questo nuovo corso sono due pezzi di quasi hard-rock classico, come "Till Victory" e "Space Monkey", ma il tipico rock'n'roll anfetaminico della Smith torna a trionfare nella impetuosa cavalcata chitarristica di "Rock 'n' Roll Nigger". "Easter" ha il solo torto di essere stato preceduto da altri due capolavori come "Horses" e "Radio Ethiopia", giacche' possiede intatte le stimmate di un talento fuori dal comune, se qualche critico comincera' a storcere il naso, il pubblico, invece, tributera' un enorme consenso all'album, consacrando definitivamente la Smith come rockstar e non piu' solo autrice di culto. Un anno dopo "Wave", prima di un lungo e non indolore ritiro dalle scene, chiudera' una straordinaria quadrilogia tra le piu' influenti nella storia del rock americano, iniziata nel '75 con "Horses", che era stato un vero e proprio atto di nascita della new wave statunitense. L'eroina di Patti Smith bambina era Maria Callas, niente vieta di credere che l'aver avuto un idolo di quel calibro sia stata la migliore lezione di cui abbia goduto prima di intraprendere il suo cammino dorato. Come Patti Smith, nel variegato presepe del rock, non c'e' stata piu' nessuna, come d'altronde non c'era stata nessuna prima, le madri delle cantautrici sono Joan Baez e Joni Mitchell, ma lei e' stata un'altra cosa. Dei tre che a NewYork "giocavano con le parole" a meta' degli anni settanta, Tom Verlaine, Richard Hell e Patti Smith, solo l'ultima gode senza discussioni dell'alloro del poeta, troppo schivo il primo, con la sua passione scomoda per l'assolo, troppo istrione l'altro, lei, invece, il termine "poetessa" se lo e' messo in tasca con scioltezza un quarto di secolo fa. I testi di Patti Smith sono tra i migliori della storia del rock, ma darle della poetessa equivale ad ammettere implicitamente una superiorita' della poesia rispetto alla canzone, poiche' si tratta di due forme diverse, che richiedono competenze e tecniche diverse, questo e' quantomeno scorretto, oltre che fuorviante, diciamo che chi non si accontenta di dire che Patti Smith e' un'eccellente autrice di testi, ma sente il bisogno di chiamarla "poetessa", ammette un complesso di inferiorità del rock'n'roll nei confronti di forme di piu' antica tradizione. La Smith e' stata una formidabile autrice, interprete e frontwoman punk, si potrebbero comprare senza temere delusioni tutti i suoi primi tre dischi e forse anche il quarto, ma Patti si era gia' ritagliata i suoi righi negli annali del rock con il solo primo singolo del Patti Smith Group, Hey Joe/ Piss Factory, e soprattutto con l'album d'esordio Horses, prodotto da John Cale. Melodie austere tagliano atmosfere soffuse, e su tutto una voce unica, naturalmente associata ad un senso di tristezza e coraggio insieme, la rabbia che si respira in ogni nota e' inequivocabile e ne determina l'avvincente spirito di lotta e di protesta che caratterizzera' i lavori della Smith. Easter e' ennesimo epocale, sublime manifesto dell'artista, capace di incidere un'altra tra le pagine piu' belle ed affascinanti della musica rock.
Smith patti
horses (black title on cover)
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1975 sony / legacy
punk new wave
punk new wave
ristampa in vinile 180 grammi, copertina pressoche' identica alla prima tiratura su Arista del 1976, nella versione CON TITOLO IN NERO E NON IN BIANCO (il disco venne pressato anche con copertina con titolo in bianco, e di entrambe le versioni esistono copie promozionali con etichetta bianca, per cui e' presumibile fossero contemporanee, sebbene l' etichetta individui questa copia come leggermente posteriore). Prodotto da John Cale ed uscito nel novembre del 1975, "Horses" e' un disco davvero epocale, primo fantastico e seminale album della regina Patti Smith che, sunto del miglior rock americano degli anni sessanta e settanta, apri' pure una nuova stagione, quella che porto' presto all' esplosione punk, manifesto ideale di una scena, quella newyorkese, indecisa tra le ruvidezze del piu' grezzo rock, straordinarie spinte intellettuali e slanci poetici, di cui la Smith fu il fulcro essenziale. "Gesu' e' morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei", recitano i primi versi di una stravolta versione di "Gloria", e' davvero l' inizio di una nuova era. La foto di copertina che vedono ritratta Patti Smith che imita Frank Sinatra e le foto sul retro copertina del gruppo sono opera di Robert Mapplethorpe, amico della nostra eroina che negli anni a seguire sara' grande fotografo di fama e successo internazionali; il gruppo dona magnifico supporto alle istrioniche e carismatiche performances vocali di Patti Smith, con Richard Sohl al piano, Lenny Kaye alla chitarra, anche curatore della storica Nuggets, Ivan Kral al basso e Jay Dee Daugherty alla batteria, se questo non bastasse, pero', Tom Verlaine suona la chitarra in "Break it Up" (di cui e' coautore) ed il Blue Oyster Cult Allen Lanier fa lo stesso nella conclusiva "Elegie". L'eroina di Patti Smith bambina era Maria Callas, niente vieta di credere che l'aver avuto un idolo di quel calibro sia stata la migliore lezione di cui abbia goduto prima di intraprendere il suo cammino dorato. Come Patti Smith, nel variegato presepe del rock, non c'e' stata piu' nessuna, come d'altronde non c'era stata nessuna prima, le madri delle cantautrici sono Joan Baez e Joni Mitchell, ma lei e' stata un'altra cosa. Dei tre che a NewYork "giocavano con le parole" a meta' degli anni settanta, Tom Verlaine, Richard Hell e Patti Smith, solo l'ultima gode senza discussioni dell'alloro del poeta, troppo schivo il primo, con la sua passione scomoda per l'assolo, troppo istrione l'altro, lei, invece, il termine "poetessa" se lo e' messo in tasca con scioltezza un quarto di secolo fa. I testi di Patti Smith sono tra i migliori della storia del rock, ma darle della poetessa equivale ad ammettere implicitamente una superiorita' della poesia rispetto alla canzone, poiche' si tratta di due forme diverse, che richiedono competenze e tecniche diverse, questo e' quantomeno scorretto, oltre che fuorviante, diciamo che chi non si accontenta di dire che Patti Smith e' un'eccellente autrice di testi, ma sente il bisogno di chiamarla "poetessa", ammette un complesso di inferiorit… del rock'n'roll nei confronti di forme di piu' antica tradizione. La Smith e' stata una formidabile autrice, interprete e frontwoman punk, si potrebbero comprare senza temere delusioni tutti i suoi primi tre dischi e forse anche il quarto, ma Patti si era gia' ritagliata i suoi righi negli annali del rock con il solo primo singolo del Patti Smith Group, Hey Joe/ Piss Factory, e soprattutto con l'album d'esordio Horses, prodotto da John Cale. E' il disco meno elettrico dei suoi lavori degli anni settanta, ma anche il piu' convulso, energico, originale e punk, futurista per attitudine, anche se quello cronologicamente piu' anziano, e' il disco che porta nella storia del rock un nuovo linguaggio musicale: una sorta di commistione tra recitazione "free form" e musica, in cui il testo diventa il punto di partenza, ma mai un limite; anzi, e' spesso il veicolo che permette ai brani di espandersi e dilatarsi costantemente. Apre Gloria, cover dei Them di Van Morrison, una poesia inedita viene incastonata nell'originale blues, la voce e' bella e potente, il credo cristiano trova nella Smith una dissacrante interprete: "Gesu' e' morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei" e "I miei peccati sono solo miei: mi appartengono", segue Redondo Beach caratterizzata da un testo malinconico (si narra il suicidio di una ragazza), i successivi nove minuti di Birdland giocano sul'improvvisazione in studio del testo sulla base di un racconto di Peter Reich; il bambino vede a bordo di una astronave il padre morto da tempo, e piange a lungo implorando di essere portato via, ma non gli resta che coricarsi sull'erba. La successiva Free Money, che chiude la prima parte del disco, e' un frenetico boogie sul rapporto tra amore e denaro, e' un'altra cavalcata sfibrante, con Kaye che macina chilometri di rock'n'roll, e la Smith che, con il suo canto febbrile e gutturale, non fa altro che confermarsi una delle migliori interpreti rock di sempre. L'apertura della seconda parte e' affidata a Kimberly perfetta ballata tipicamente new wave con echi sparsi dei Velvet Underground, segue Break It Up dove trova spazio la chitarra di Tom Verlaine. Chiudono le magnifiche Land, caratterizzata da un crescendo quasi isterico ed la melanconica Elegie dove compare anche Allen Lanier dei Blue Oyster Cult alla chitarra, che importa un certo clima solenne e melodico. Quello che sconcerta di questo disco e' la sua attualita': potrebbe essere stato tranquillamente inciso un mese fa, atipico ed eccellente, senza timore di smentite, si tratta di un disco unico per sapore, sfondo e intenti, una pagina tra le piu' influenti della storia del rock. Melodie austere tagliano atmosfere soffuse, e su tutto una voce unica, naturalmente associata ad un senso di tristezza e coraggio insieme, la rabbia che si respira in ogni nota e' inequivocabile e ne determina l'avvincente spirito di lotta e di protesta che caratterizzera' i lavori della Smith. Epocale, sublime manifesto dell'artista, vera storica pietra miliare, Horses e' una tra le pagine piu' belle ed affascinanti della musica rock.
Smith patti
outside society (1975/2007)
lp2 [edizione] nuovo stereo eu 2011 arista / columbia / legacy
punk new wave
punk new wave
Ristampa del 2017, rimasterizzata, doppio album in vinile 180 grammi per audiofili, uscito per la prima volta nel 2011, corredato di inner sleeves con foto e note, adesivo di presentazione sulla bustra esterna trasparente. Contiene diciotto brani, tutti rimesterizzati per l' occasione, scelti da Patti Smith stessa che si occupa anche di scrivere per ognuno di essi delle note relative, pubblicati nell' arco di tutta la carriera della "poetessa del punk" newyorkese, tra il 1975 ed il 2007, su albums divenuti in molti casi ormai rari, alcuni dei quali mai stampati in vinile. Ecco la lista completa dei brani, e l' indicazione dell' album da cui sono tratti: 1. Gloria (Horses, 1975) • 2. Free Money (Horses, 1975) • 3. Ain’t It Strange (Radio Ethiopia, 1976) • 4. Pissing In A River (Radio Ethiopia, 1976) • 5. Because The Night (Easter, 1978) • 6. Rock N Roll Nigger (Easter, 1978) • 7. Dancing Barefoot (Wave, 1979) • 8. Frederick (Wave, 1979) • 9. So You Want To Be A Rock N Roll Star (Wave, 1979) • 10. People Have the Power (Dream of Life, 1988) • 11. Up There Down There (Dream of Life, 1988) • 12. Beneath The Southern Cross (Gone Again, 1996) • 13. Summer Cannibals (Gone Again, 1996) • 14. 1959 (Peace and Noise, 1997) • 15. Glitter In Their Eyes (Gung Ho, 2000) • 16. Lo and Beholden (radio edit) (Gung Ho, 2000) • 17. Smells Like Teen Spirit (Twelve, 2007) • 18. Trampin’ (Trampin’, 2004).
Smith patti
Radio ethiopia (+ insert)
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1976 arista / sony / legacy
punk new wave
punk new wave
Ristampa rimasterizzata, con copertina pressoche' identica alla prima tiratura, completa dell' originario inserto apribile con foto e note. Uscito nell' ottobre del 1976 su Arista negli USA ed in Gran Bretagna, a distanza di meno di un anno dal primo "Horses'', non entrato in classifica ne' in America ne' in Inghilterra, ''Radio Ethiopia'' e' il disco che ufficializzo', con le sue sonorita' grezze e spesso aggressive, il ruolo di "madrina del punk" della poetessa e cantante, senz'altro tra le opere piu' influenti ed importanti di quegli anni cruciali. Travolgente tour de force nel rock free form anarchico e poetico della Smith e della sua band, contiene brani oramai leggendari, quali ''Ask the angels'', ''Pissing in a river'' e la lunga devastante ''Radio Ethiopia-Abyssinia'', con il "Group" che la accompagna (Lenny Kaye, Ivan Kral, Jay Dee Daugherty e Richard Sohl), davvero in stato di grazia, autore di un suono asciutto e nervoso di rara efficacia. Nel marzo del '78 il successivo "Easter" attestera' anche un buon successo commerciale, il che non impedira' alla Smith, dopo un ultimo "Wave" (maggio del '79) di ritirarsi dalle scene per lunghi anni.
Smith patti
Wave (180 gr.)
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1979 arista / sony / legacy
punk new wave
punk new wave
ristampa in vinile 180 grammi, copertina pressoche' identica a quella della originaria tiratura su Arista, con le foto sul fronte e sul retro realizzate dal grande Robert Mapplethorpe, completa dell' originario inserto apribile con foto in bianco e nero (anche queste di Mapplethorpe). Il quarto album, il secondo intestato al Patti Smith Group, uscito nel maggio del '79, e giunto al 18esimo posto della classifica americana ed al 41esimo di quella inglese, il disco conclude nel migliore dei modi una straordinaria quadrilogia di albums che ha avuto un ruolo ed una influenza enorme nella evoluzione del rock americano, a partire da quell' "Horses" che nel '75 aveva costituito il vero e proprio atto di nascita ufficiale della new wave statunitenze. Contraddistinto dalla produzione di Todd Rundgren che smusso' gli spigoli del suono della band rendendolo piu' potabile, "Wave" e' comunque un grande disco di musica rock, ovviamente segnato profondamente dalla personalita' della cantante e poetessa, "madrina" della scena punk americana, oltre che dalla presenza di due classici immortali, quali senz'altro vanno considerati ''Frederick'' (dedicata all' ex MC5 Fred ''Sonic'' Smith che presto la Smith sposera') e "Dancing Barefoot", che sara' il primo singolo tratto dall' album, seguito dalla bellissima cover della byrdsiana ''So you want to be a rock'n'roll star". Nell' inserto la foto di papa Albino Luciani, la cui morte prematura cosituira' uno shock per l' artista newyorkese, che dopo un tour mondiale e l' impatto devastante con le platee italiane affamate di musica dal vivo, si ritiro' dalle scene per diversi anni, dopo un ultimo concerto allo Stadio Comunale di Firenze di fronte ad 85.000 persone.
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